LA CATTEDRALE

04Giu

Era il 1185 quando venne completata la costruzione della Cattedrale di Palermo, un immenso edificio religioso consacrato alla Vergine Assunta che sorge sul sito occupato precedentemente da una basilica cristiana (604) trasformata dai Saraceni in moschea (831) successivamente (ri)convertita al culto cristiano dai Normanni (1072).

La facciata principale compresa tra due torrette presenta un ampio portico quattrocentesco in stile gotico catalano, la cupola è tardo barocca mentre la parte più antica è rappresentata dall’abside con splendide decorazioni arabo – normanne. L’interno ricostruito su progetto di Ferdinando Fuga nel XIX sec. in stile neoclassico è a croce latina a tre navate ed accoglie le spoglie dei reali di Sicilia, tra cui Federico II e Ruggero II, e quelle di Santa Rosalia, patrona cittadina. Nelle stanze del Tesoro è possibile ammirare la tiara d’oro della Regina Costanza d’Aragona, insieme ad altri oggetti preziosi rinvenuti nei sepolcri reali.

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GOLOSITA’

02Giu

La gastronomia palermitana è varia, buona e gustosa. Dall’antipasto al dolce, Palermo offre piatti tipici assolutamente imperdibili: una combinazione straordinaria di ingredienti, sapori e profumi, frutto del passaggio delle innumerevoli civiltà che si sono succedute e che hanno lasciato anche nella cucina il loro segno. Zafferano, pistacchi, prodotti caseari, fichi d’india e aromi per le granite, sono solo alcuni degli elementi utilizzati nella fantasiosa cucina palermitana. Non riempitevi la pancia di cannoli e cassate, assaggiate anche i piatti tradizionali della popolare “cucina di strada”, come le famose arancine (palle di riso impanate e fritte farcite generalmente con ragù, mozzarella e piselli); le crocchè o “cazzilli” a base di patate; le panelle, (frittelle di farina di ceci); lo sfincione (grossa sfoglia di pasta lievitata condita con una salsa a base di pomodoro fresco, cipolla, acciughe e caciocavallo); ed il proverbiale pane ca’ meusa, ovvero la pagnottella ripiena di milza, polmone e trachea a pezzettini cucinati con lo strutto, nella versione “schietta”, cioè semplice (per così dire!) e “maritata”, ovvero con la ricotta.

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